Di quel viaggio alle Azzorre, prima parte: São Miguel

E così, complici le tariffe piacevolmente imbarazzanti di RyanAir, un bel mattino decisi di partire alla volta delle Azzorre, arcipelago di origine vulcaniche nonché regione autonoma portoghese, magicamente apparso otto milioni di anni or sono nell’Oceano Atlantico settentrionale a circa 1360 chilometri dall’Europa continentale. In realtà non ricordo se fosse mattino, quando presi la fortunata decisione, per quel che mi ricordo poteva anche essere notte fonda, in ogni caso, non molto tempo fa, prenotai un biglietto (O)Porto-Ponta Delgada, isola di Sao Miguel.

 

 

Angolo del quiz: quante sono le isole Azzorre? Ah, peccato, rispota errata. Sono nove. Diviso tre. Nel senso che sono suddivise in tre gruppi: São Miguel e Santa Maria a est, Graciosa, Terceira, São Jorge, Pico, e Faial al centro,  Flores and Corvo a ovest. La buona notizia è che ognuna è splendidamente diversa dalle sue sorelle, e una volta giunti a destinazione scoprirete che sareste dovuti rimanere molto di più. E questa è la cattiva notizia.

Un Dash 8 della compagnia regionale delle Azzorre (SATA) appena atterrato all’aeroporto di Ponta Delgada.

Benvenuti a São Miguel

Lunga 62,1 chilometri per 15,8 nel suo punto di massima larghezza, l’isola ospita l’unico aeroporto internazionale (in pratica tutti atterrano qui), oltre la metà della popolazione umana dell’arcipelago (137.856 nel 2011), un numero sconsiderato di mucche e altra fauna in quantità. Gli amanti dei numeri non mancheranno di apprezzare che il punto più alto di Sao Miguel si chiama Pico da Vara e raggiunge la ragguardevole altezza di 1.105 metri. Le accomodation sull’isola comprendono pressoché tutte le categorie, incluse camere e appartamenti targati Booking e AirBnb. La mia prima notte a Ponta Delgada, centro principale dell’isola e capitale amministrativa, si è svolta in una camera dal piglio severo di una guest house cosparsa di immagini e soprammobili religiosi (un Gesù incorniciato mi osservava con aria di rimprovero dal comodino). Nella camera attigua, l’anziana e un po’inquietante proprietaria, russava come un trattore bielorusso.

Sfortuna vuole che di Ponta Delgada sia pressoché privo di immagini. Un clamoroso disastro teconologico accompagnato da precoci sintomi di demenza senile si è abbattuto sul sottoscritto durante l’ultimo giorno di permanenza in Portogallo facendo svanire – magia magia – qualche centinaio di foto. Potrebbe anche essere stata una punizione divina per aver abbandonato la nonnina timorata di Dio dopo una sola notte per trasferirmi nella spettacolare villa Vàrzea. Si trova nell’omonima località sul versante est dell’isola, e proprio da lì comincia il bello.

 

Miradouro da Ponta do Escalvado, Vàrzea.

 

Gia, perché se Ponta Delgada è certamente un’amena cittadina accarezzata dal mare, pardon, dall’oceano, sul resto dell’isola ci sono scenari da panico. Il più celebre dei quali, si osserva dal Miradouro (o belvedere) Lagoa do Canario, a partire dalle 8:30 del mattino – e non dalle 6:30 come ho invano tentato di fare paventandomi davanti al cancello incorruttibilmente chiuso. Giungere al momento dell’apertura ha comunque i suoi vantaggi: una luce migliore per la vostra fotocamera e una probabilità più bassa di trovarvi invischiati in una comitiva di tedeschi dalle magliette color pastello e i volti paonazzi per il troppo sole. La maestosa vista che si apre da questo miradouro include il Lagoa de Santiago (al centro), il Lagoa Rasa (sinistra) e il Lagoa das Sete Cidades (sullo sfondo). Accesso e parcheggio generosamente gratuiti. Io farei pagare come minimo 10 euro a testa per lo show.

 

Miradouro Lagoa do Canario, probabilmente l’immagine più iconica delle isole Azzorre.

Sete Cidades: il mistero si infittsce

Non distante da qui, va in onda Sete Cidades (sette città), che non è una telenovela venezuelana ma un centro abitato affacciato sull’omonimo lago e immerso in un enorme e verdissimo cratere vulcanico. Il suo nome compare per la prima volta nelle cronache di questo pianeta nell’anno 750, negli scritti di un clerico di Oporto. E qui la faccenda si fa interessante e assume contorni leggendari. Secondo codeste cronache pare infatti che, nel 734, un arcivescovo visigoto in fuga dall’imminente invasione araba si fosse imbarcato a Porto insieme a sei vescovi e 5.000 fedeli su venti navi dirette verso misteriose terre occidentali di cui narravano certi marinai. La flotta sarebbe giunta a destinazione e i sette leader religiosi avrebbero stabilito altrettante comunità cristiane sull’attuale Sao Miguel. Null’altro si seppe di quella spedizione, e l’esistenza dell’isola delle Sete Cidades rimase avvolta per secoli in un’aura di leggenda (ufficialmente Sao Miguel fu scoperta nel 1428).

 

Il villaggio di per sé è piacevole ma non offre particolari attrazioni. Tra queste il maniero ottocentesco della foto soprastante, che peraltro pare essere a disposizione di chiunque desideri affittarlo: al momento si trova anche qui su AirBnb, e sembra godere di ottime recensioni.

 

La cittadina di Sete Cidades, affacciata sul lago Azul.

Ciò che lo Sete Cidades imprescindibile è la sua posizione: gli immediati dintorni sono infatti un pullulare di spettacolerrimi miradouros. Alcuni sono direttamente accessibili dalla strada, altri necessitano di qualche minuto di attività fisica per essere raggiunti. Altri ancora sono talmente esposti al vento delle Azzorre che basta un niente per trasformarsi in aquilone umano nel tentativo di raggiungerli.

Lo scorcio panoramico che regala il sentiero circolare PRC5SMI di Serra Devassa (foto in alto). Lunghezza 5km.
Lagoa de Santiago.

Rotta a Nordeste

Se amate i fari e i luoghi assurdi e remoti, benvenuti nel tranquillo villaggio di Nordeste, cinquemila anime defilate sulla costa orientale dell’isola. Seguendo le indicazioni per il porto, guidate sino ai margini dell’abitato. Poi, a meno di non aver partecipato a un mondiale rally, o che non siate aspiranti suicidi, abbandonate l’auto dopo la prima rampa che conduce al Farol do Arnel. Da qui la strada assume angoli e pendenze assolutamente irreali, immergendosi in uno scenario che avrebbe mandato in sollucchero Maurits Cornelis Escher. Da visitare rigorosamente in zona tramonto, il faro in questione fu progettato da António Alves de Oliveira e fu il primo a entrare in servizio alle Azzorre: correva il 26 novembre 1876. Il mercoledì visite guidate dalle 14 alle 17 (in estate) e dalle 13:30 alle 16:30 (estate). Nota di servizio: del suddetto edificio sono andate perse tutte le foto che ho racimolato durante la mia gita, tranne l’ultima, quella sottostante.

 

Farol do Arnel.

Ma non finisce qui. La “strada” procede oltre il faro, inabissandosi tra cascate, profumi di frittura e casette in legno a picco sull’oceano fino a raggiungere il molo farcito di pescatori e relative barche. Tutto molto autentico, tutto molto fotogenico, soprattutto per chi arriva al tramonto. La risalita a piedi per recuperare l’auto è una mazzata, ma ne vale la pena e favorisce il metabolismo.

 

Fumo di Furnas

Altro giro, altra corsa. Questa volta in quel di Furnas – un nome un perché -, tappa imprescindibile per qualunque viaggiatore si spinga sin qui. Il pacchetto Furnas comprende l’omonimo villaggio, l’omonima valle e l’omonimo lago. Il tutto, condito da un’ottima miscela di crateri vulcanici e sentieri per  camminatori. Annoverandomi tra di essi, imboccai senza indugio il PRC6SMI, un itinerario circolare di 9,5 chilometri che dal centro abitato svicola in direzione del lago per aggirarlo interamente.

 

Lungo il sentiero si incontrano nell’ordine:

  • il ribollente paesaggio lunare di puzzolenti sorgenti calde dove gli abitanti del luogo affondano pentole ricolme di cibo che la natura riconsegnerà cotto a puntino.

 

  • La cappella gotica di Nossa Senhora das Vitórias, fatta erigere da José do Canto in memoria della defunta moglie. In realtà il poveruomo non ebbe modo di poter eseguire la costruzione, ma lasciò precise disposizioni in proposito nel suo testamento. L’edificio fu così realizzato due anni dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1852.

 

  • Verde a perdita d’occhio.

 

E dopo tre ore di esercizio aerobico, non resta che catapultarsi in uno dei ristoranti del luogo: non sia mai che si vada in deficit di calorie. Un isolano suggerisce Tony’s o Miroma. “Ma personalmnete preferisco il secondo, chiosa ” E così sia. Specialità della casa, manco a dirlo, uno stufato globale (altrimenti noto come cozido) cotto tra i vapori del sottosuolo. Non male, ma a onor del vero, a vincere il premio di piatto del giorno, è una squisita frittura di sgombri accompagnata da una pinta di rinfrescante Super Bock. Per concludere un bel caffè, e via che ci si rimette in auto. Anzi, no. Perché pur offuscato dai prodromi della digestione, ricordo la presenza in loco di un giardino botanico. Si chiama Terra Nostra e vale tutti gli 8 euro del biglietto d’entrata.

 

Tra le piacevoli attività in cui cimentarsi all’interno si annoverano:

  • Un corroborante ammollo in un’immensa piscina termale di acqua calda (oscilla tra i 35 e i 40 gradi) e giallognola che sgorga direttamente dal centro della terra.

  • Una romantica passeggiata tra distese di rose, camelie, e viali impeccabilmente alberati.

  • L’acquisto di una sfera in plastica trasparente (1 euro) contenente cibo per pennuti e condividerlo con gli abitanti del luogo: cigni neri, anatre mandarine, anatre di tutti i tipi e l’immancabile anatra muschiata, tanto ingorda quanto amichevole. Anche in questo caso, foto andate perse. Ed è un peccato perché erano piuttosto simpatiche.

Concludendo

Imperdibili: le isole Azzorre sono tra i luoghi più che mi hanno maggiormente impressionato tra quelli visitati negli ultimi anni. La natura è ovunque e la presenza dell’uomo ne è pienamente rispettosa. L’impressione è che gli isolani siano perfettamente consapevoli di vivere in paradiso e che tale intendano mantenerlo. São Miguel è il punto di partenza ideale (nonché obbligato) per cominciare l’esplorazione dell’arcipelago: panorami ipnotici, scenografici sentieri per chi ama camminare senza affaticarsi troppo e vita mondana per chi ne ha voglia, in quel di Ponta Delgada. Calcolare tre intere giornate per visitare l’essenziale, aggiungetene un paio per qualche ora di relax.

 

INFO PRATICHE

 

Quando andare: nulla vi impedisce di godervi una gita alle Azzorre in qualsiasi periodo dell’anno, dato il suo clima mite. Ciò detto, è probabile che preferiate andare da giugno a ottobre, quando le temperature sono più “mediterranee”.  Io personalmente scommetterei su aprile: pochi turisti, colori primaverili, prezzi popolari. Meglio di così…

Nota Bene: il clima delle Azzorre cambia a ogni battito di ciglia, quanto meno in primavera: nel giro di pochi minuti ci si può ritrovare in mezzo a una tempesta, poi in pieno sole con un bell’arcobaleno e subito dopo  immersi nella nebbia. Da fotografo trovo la cosa piuttosto intrigante, ma dato che a volte è meglio prevenire che curare… c’è un bellissimo sito (nonché la relativa app) di nome SpotAzores con webcam piazzate nei punti più strategici per fornirvi il meteo in tempo reale.

 

Come arrivare

Niente voli diretti dall’Italia, ma TAP e RyanAir volano comodamente da Lisbona e Porto (Easyjet pare abbia tagliato la rotta) a Ponta Delgada con ottime tariffe. Poi viene il bello. Perché la compagnia regionale SATA vi porta gratuitamente da Ponta Delgada in qualsiasi altra isola dell’arcipelago – purché entro 24 ore dall’arrivo alle Azzorre. Si fa tutto online anche se è un filo macchinoso: http://encaminhamentos.sata.pt

Come muoversi

Una volta giunti a destinazione? D’obbligo il noleggio di una macchina. Gulliver a Ponta Delgada ha usufruito di Europcar. Non hanno un ufficio in aeroporto ma con un minibus e un viaggio di 5 minuti vi portano al parcheggio dove prelevare l’auto (e vi riportano quando la consegnate). Logisticamente non il massimo ma per il resto ottimo servizio con prezzi onesti. Popolare l’operatore locale Ilha Verde, di cui ho usufruito sull’isola di Pico (ma questa è un’altra storia): prezzi ok, customer care non il massimo.

Hiking

Se ancora non fosse chiaro, le Azzorre non sono le Canarie. Qui non si viene per caracollare in spiaggia, bensì per sgranchirsi le gambe su scenografici e panoramici sentieri perfettamente mantenuti e segnalati dagli isolani. Un ottima risorsa web da consultare in proposito è la sezione sentieri del sito ufficiale del Turismo Azzorre: http://trails.visitazores.com

Un ristorante

Quello che ci è piaciuto di più si trova a Ponta Delgada e si chiama A Tasca (R. do Aljube 20, tel. +351 296 288 8): bell’atmosfera (piuttosto casual e casinara), menu di quelli che serve mezz’ora per decidere, molto buona la pappa (pesce incluso), personale simpatico e assolutamente sul pezzo. Meglio prenotare.

 

Info utili

Ecco una lista di siti che potrebbero tornarvi utili qualora aveste in programma una gita alle Azzorre

Questa invece è una tra le guide più recenti sul Portogallo: firmata Routard ed edita dal Touring Club Italiano.

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