Pianeta Wynwood

Esiste un altro luogo al mondo come questo? Naturalmente la risposta è no. E con almeno tre punti esclamativi. Incuneato in un’area di Miami non propriamente tra le più raccomandabili della città (Overtown), il fantasmagorico quartiere di Wynwood sarebbe sufficiente da solo – mio parere personale – per mettersi in spalla uno zaino (sorry, i trolley non fanno per me) e volare in Florida.

Per intenderci, a Wynwood, spiagge e bikini non si vedono nemmeno col binocolo. Niente surfisti, niente baywatcher, niente beach volley, e nemmeno di Don Johnson vi è traccia alcuna. E dunque? Che diavolo c’è a Wynwood? Nulla, se si escludono oltre settantacinque gallerie d’arte e dozzine di bar, ristoranti, birrifici, diner, caffè, e food truck in costante fase di evoluzione. Ma, soprattutto, centinaia di murales firmati dai più grandi street artist della scena internazionale che rivestono qualsiasi parete, recinzione o edificio di Wynwood, facendone il più grande museo a cielo aperto d’arte contemporanea dell’universo conosciuto.

Un muro di Wynwood “adottato” dallo street artist brasiliano di Sao Paolo Eduardo Kobra
Un omaggio a David Bowie da parte del pop artist spagnolo Antonio de Felipe, in una galleria di Wynwood.
Un classico di Wynwood sono i parking lot coperti di murales

Qui non abita nessuno

Qui non abita nessuno. Il pianeta Wynwood è un mosaico di fabbriche abbandonate (imperdibile quella della RC Cola, farcita dentro e fuori di graffiti e murales), officine, depositi, parchggi e aree dismesse in quantità. Una manna dal cielo per chiunque voglia inventarsi qualcosa di nuovo in città. Non se lo fece ripetere due volte il newyorkese Tony Goldman (1943-2012), visionario imprenditore che oggi sta a Wynwood come Padre Pio sta ad Assisi. Le sue visioni avevano però un carattere decisamente più artistico, che religioso: “Questa enorme quantità di magazzini senza finestre, diventeranno le mie tele giganti dove far approdare la più grande street art mai vista in un solo luogo”.

Il brasiliano Sipros ha firmato questa “FRIDA” nel 2015 per Mana Urban Arts Project a Wynwood.

Guarda la gallery

E fu così che, nell’anno di grazia 2009 – e con la preziosa collaborazione del mercante d’arte Jeffrey Deitch – in quest’angolo di Florida dimenticato dal mondo e popolata da una manciata di magazzinieri e di brutti ceffi, Mr Goldman diede vita a quello che sarebbe diventato il nucleo creativo del quartiere: sei edifici tra la venticinquesima e la ventiseiesima strada di nome Wynwood Walls (www.thewynwoodwalls.com). Un po’galleria d’arte, un po’ ristorante finger food, un po’centro culturale, Wynwood Walls è ancora oggi uno dei luoghi dove ci si dà appuntamento a qualsiasi ora del giorno o della notte.

Il tributo dell’artista americano Shepard Fairey a Tony Goldmann, presso i Wynwood Walls.
Uno degli spazi open air dei Wynwood Walls, punto di riferimento del quartiere.

Dalla sua apertura il progetto Wynwood Walls ha visto passare oltre cinquanta artisti da sedici paesi per oltre 7.000 mq di superficie trasformati in opere d’arte. I nomi? Os Gemeos, Invader, Kenny Scharf, FUTURA 2000, Dearraindrop, FAILE, BÄST, Shepard Fairey, Aiko, Sego, Saner, Liqen… I Wynwood Walls sarebbero da soli un ottimo motivo per scollarsi dalla sabbia di Miami Beach, ma in realtà a quelle pionieristiche “mura” si sono affiancati dozzine di indirizzi ormai entrati ufficialmente nell’agenda degli hipster di Miami. Arte: agli infinite murales sparsi per Wynwood fanno eco grandi istituzioni quali lo storico Bakehouse Art Complex (ex panificio anni Venti che ospita studi di decine di artisti), The Margulies Collection at the Warehouse (www.margulieswarehouse.com), la Rubell Family Collection (https://rfc.museum) come giovani e dinamiche gallerie come la SWGR (www.swgrgallery.com).

 

Viva la pappa

Impresa impossibile star dietro al continuo moltiplicarsi di caffè, bar, food truck e ristoranti di Wynwood, ma tra gli indirizzi da segnalare ci sono senz’altro la Concrete Beach Brewery (per una pinta di qualità), il Wynwood Diner (per un hamburger come Dio comanda), il recente KYU (se avete in programma una cenetta fusion con la vostra dolce metà) e la gettonata torrefazione Panther Coffee (per un eccellente caffè americano, naturalmente). Curiosità: il primo vero ristorante ad aprire i battenti a Wynwood fu Joey’s (2506 NW 2nd Ave), italianissimo e a due passi dai Wynwood Walla. A chi mancasse la cucina di mammà durante una vacanza a Miami, è tutt’ora la scelta migliore.

Interno della Concrete Beach Brewery
Hamburger e patatine al Wynwood Diner.

Un consiglio per visitare Wynwood? Ryan the Wheelbarrow e Pedro “AMOS”, sono due artisti nonché ideatori di Miami’s Best Graffiti Guide (www.miamisbestgraffitiguide.com), un localissimo tour operator con la mission di svelare gli angoli più nascosti e interessanti del quartiere. Se siete appassionati di street art sono senz’altro le guide (in lingua inglese) che fanno per voi.

Ryan the Wheelbarrow e Pedro “AMOS” seduti all’interno dell’ex fabbrica di soft drink RC.

E per finire qualche bella info utile, a cominciare dal sito ufficiale dell’Ente del turismo di Miami: www. MiamiandBeaches.com

Poi, visto che malauguratamente sono incappato anch’io nelle recenti norme sui documenti necessari per entrare negli USA… ecco l’occorrente: passaporto e autorizzazione ESTA (Electronic System for Travel Authorization, ossia sistema elettronico per l’autorizzazione al viaggio). Occorre invece un visto vero e proprio – da richiedere presso i consolati americani – per coloro che si sono recati in Iran, Iraq, Sudan o Siria, a partire dal 01/03/2011.


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